Songlines
Interactive installation
SongLines vuole essere uno stimolo al raggiungimento di un ascolto profondo ed interiore, un’occasione per raggiungere uno stato mentale in armonia con la natura, ispirata al profondo rapporto che gli aborigeni australiani hanno con la terra.
Le progressioni ordinate e lineari degli eventi sonori che compongono SongLines si ispirano ai profili del paesaggio dell’Australia centrale.
Le ‘Songlines’, vie dei canti o mappe del sogno, sono un labirinto di sentieri invisibili che corre lungo tutto il territorio australiano. I miti della creazione aborigena raccontano di antenati totemici che, nel tempo del sogno, crearono se stessi ed il mondo, cantando il nome di tutto ciò che vedevano e dando così origine al mondo attraverso il canto. L’Australia intera può essere letta come un immenso spartito.
SongLines è un'installazione interattiva, che si basa su una serie di processi di composizione algoritmica; si sono plasmati, sotto forma di processi interattivi, modelli compositivi derivanti da fenomeni naturali, quali gli attrattori caotici (mappa di Henon), il moto dei gas ed alcune tecniche seriali, in una rielaborazione personale dei metodi compositivi propri di quella scuola.
Tali modelli sono realizzati impiegando una serie di elementi software, ‘agenti’ secondo la definizione del prof. Marvin Minsky, che potremmo paragonare a cellule viventi, la cooperazione dei quali porta a formare una unità che non è semplicemente la somma delle parti ma qualcosa di più, un ‘organismo sonoro’.
Una telecamera a raggi infrarossi è disposta nella sala (da mantenere in penombra) dove l'installazione ha luogo. Il visitatore dell’installazione, come gli aborigeni australiani, percorre una sorta di partitura spaziale, una virtuale ‘mappa del sogno’, liberamente ispirata al ‘Yuelamu Honey Ant Dreaming’ del pittore aborigeno Clifford Possum Tjapaltjarri, innescando i mutamenti in tempo reale dei parametri compositivi giungendo alla creazione di nuovo materiale musicale.
In ogni caso come in altre mie opere, ciò implica necessariamente l'abbandono del paradigma compositivo incentrato sull'autore che dà il senso e lo impone alla sua materia. Tale abbandono si traduce inoltre nel fatto che il compositore definisce soltanto alcuni parametri entro cui il sistema può variare, lasciando che lo stesso sia libero di generare sempre nuove strutture musicali, trasformandosi in una parte dell’ambiente in cui si svolge.
Tutto ciò, come in altri miei lavori, si accompagna al rifiuto della concezione dello spazio sonoro come rappresentazione frontale che, pur specifica della musica dell’Ottocento, trova ancora oggi non pochi seguaci. Ad essa subentra un’idea dello spazio come campo sonoro avvolgente, nel quale la presenza e addirittura la fisicità del fruitore dell’opera diventa imprescindibile.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione nello sviluppo del sistema di rilevamento Elio Corbolante, Moreno Miorelli e Donatella Ruttar di Stazione Topolò per la quale è stata realizzata, luglio 1998.
SongLines è stata realizzata utilizzando l’ambiente di sviluppo interattivo Pure Data, sviluppato da Miller S. Puckette presso l’University of California San Diego.